Partita IVA: 07245820019
Codice Fiscale: 9750343015
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RESPONSABILE COORDINATRICE:
DOTT. LATINO ANNA LIBERA
MAIL: abusoemaltrattamento@fimp.pro
COMPONENTI DEL GRUPPO :
Amelio Adriana - Antonella Antonelli - Bochicchio Antonio Bruno - Eleonora Cappelli Elisabetta Carella Chiara - Casimiro Lucia - Coppo Elena - Consiglio Francesca Romana D'Andrea Marisa - Desiderio Elena - Ferrari Elena Filippi Lorena - Granzon Renza - Grassi Cinzia - Gullo Angela Paola - Ianniello Francesca Lattanzio Francesca - Longobardi Giuseppe - Marigliano Edma - Marinelli Guido - Miglioranzi Paola Murachelli Carol Murganic Vesna - Nigri Luigi - Pierattelli Monica - Quaranta Elisabetta - Sanna Michela Severi Fabio - Sudoso Sonia - Triarico Silvia - Vigliardi Maria Vittoria - Zecca Silvia
Abuso e il Maltrattamento all’infanzia comportano conseguenze devastanti e irreversibili sul benessere fisico, psichico e relazionale a breve, medio e lungo termine di bambine, bambini e adolescenti che ne fanno esperienza, oltre a rappresentare una emergenza sociale che richiede risposte urgenti ed efficaci.
Obiettivo del gruppo di studio “Abuso e Maltrattamento” è contribuire a implementare le conoscenze, le competenze e la consapevolezza dei pediatri di famiglia riguardo a tali problematiche, affinché possano:
– riconoscere precocemente fattori di rischio individuali, familiari e sociali predittori di violenza domestica e prevenirla;
– ridurre i danni conseguenti a trascuratezza, violenza assistita, maltrattamento fisico, psicologico e a qualsiasi forma di abuso, familiare ed extrafamiliare, a danno di bambine/i e adolescenti;
– collaborare con altre figure professionali e con le autorità competenti per la rilevazione, la diagnosi e la protezione del bambino nel percorso successivo alla rilevazione dell’abuso o del maltrattamento.
Il gruppo di studio, suddiviso in vari sottogruppi per le diverse aree tematiche, perseguirà tali obiettivi attraverso la condivisione di articoli e pubblicazioni scientifiche, l’organizzazione di webinar, FAD e convegni a tema e con la proposta di progetti di prevenzione da diffondere sul territorio nazionale.
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Articoli e Video
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ANCORA CASI DI SHAKEN BABY SYNDROME
(653)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:29:01
La prima descrizione della “sindrome del bambino scosso” in alcuni bambini con fratture multiple ed ematomi cranici subdurali fu fatta da Carey nel 1946, mentre la prima segnalazione su una rivista medica del tipico quadro fundoscopico è successiva di vent’anni. Solo nel 1972 sempre Carey pubblicò il lavoro che sancì definitivamente il nome della sindrome. La Shaken Baby Syndrome (SBS) è una grave forma di maltrattamento fisico prevalentemente intrafamiliare ai danni di bambini generalmente sotto i 2 anni di vita. Il bambino viene scosso violentemente dal caregiver come reazione al suo pianto inconsolabile. Oggi viene più modernamente definita “Abusive Head Trauma (AHT)”, come suggerito dall’American Academy of Pediatrics nel 2009, per sottolineare come non solo lo scuotimento, ma anche un impatto traumatico, o la combinazione di entrambi i meccanismi, possano essere alla base di tale quadro. L’incidenza dell’AHT è riportata dai vari studi della letteratura con valori variabili da 14 a quasi 40 casi/100.000 bambini nei paesi industrializzati, ma la reale consistenza di questi numeri è molto difficile da stabilire, non solo per la complessità della diagnosi, ma anche perché molti casi non giungono all’osservazione medica. L’AHT provoca gravi conseguenze neurologiche e nel 25-30% dei casi la morte del bambino; solo il 15% dei casi sopravvive senza esiti. In Italia non esistono dati certi sul fenomeno, ma si ritiene che l’incidenza possa essere di 3 casi ogni 10.000 bambini di età inferiore ad un anno. Questa sindrome insorge a seguito di un trauma del cranio o del cervello conseguente ad un movimento di scuotimento: infatti scuotendo fortemente un bambino tenuto per le braccia o per il busto si provoca un movimento di accelerazione e decelerazione del tessuto cerebrale all’interno della scatola cranica che a sua volta provoca una trazione a livello del midollo cervicale, un trauma contusivo del cervello contro la scatola cranica ed una trazione sui vasi cerebrali, con conseguente loro rottura ed emorragia. Ciò avviene perché il capo dei bambini piccoli è pesante rispetto al corpo e i muscoli del collo ancora non sono in grado di sostenerlo adeguatamente. Il criterio diagnostico che permette di identificare l’AHT è rappresentato dalla triade: ematoma subdurale, edema cerebrale ed emorragia retinica, che possono associarsi a manifestazioni cliniche aspecifiche quali vomito, inappetenza, difficoltà di suzione o deglutizione, irritabilità e, nei casi più gravi, convulsioni e alterazioni della coscienza, fino all’arresto cardiorespiratorio. Si possono anche avere ripercussioni a lungo termine quali difficoltà di apprendimento, cecità, disturbi dell’udito o della parola, epilessia, disabilità fisica o cognitiva, ecc. È molto difficile dire quanto violento o quanto protratto debba essere lo scuotimento per causare un danno significativo, né è necessario che si verifichi un impatto della testa del bambino contro una superficie rigida, e ciò giustifica la possibile assenza di segni esterni evidenti. Dai casi diagnosticati emerge che di solito il bambino viene afferrato a livello del torace o delle braccia e scosso energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi. Nella maggior parte dei casi il fattore scatenante è rappresentato dal pianto del bambino e spesso il movimento di scuotimento da parte del genitore viene effettuato in modo inconsapevole, al fine di calmarlo. Per tale motivo, l’età maggiormente a rischio è quella tra la 2° settimana e il 6° mese di vita, periodo nel quale i bambini piangono molto frequentemente e talvolta in maniera inconsolabile (“purple crying”). A ciò si associano altri fattori rappresentati dalla stanchezza fisica del genitore, dalla solitudine e dal senso di frustrazione derivante dall’incapacità a calmare il bambino, cui si assomma la totale assenza di conoscenza dei danni che possono derivare dallo scuotere il bambino, gesto che molti caregivers possono compiere anche istintivamente. Si riconoscono inoltre altri fattori di rischio che possono favorire il verificarsi di questa condizione, quali l’età materna giovanile, la depressione o i disturbi mentali del caregiver, l’uso di alcool o sostanze stupefacenti, la disoccupazione, episodi di violenza in ambito familiare, condizioni socioeconomiche disagiate, ecc. Il pianto è l’unico strumento che il neonato ha per comunicare i suoi bisogni (fame, sonno, caldo, freddo, voglia di coccole, essere cambiato, essere rassicurato, ecc.) ed è importante che genitori o altri caregiver imparino a gestirlo senza lasciarsi prendere dallo sconforto. Fondamentale è l’informazione a genitori e famiglie sulle adeguate azioni di assistenza e cura del bambino e sui rischi che alcune manovre improprie possono comportare, affinché un gesto, a volte inconsapevole o addirittura benevolo, non si trasformi in un grave danno e non segni per sempre la vita del bambino. Caffey J. Multiple fractures in long bones of infants suffering from chronic subdural hematoma. Am J Radiol 56: 163-173, 1946 Gilkes MJ, Mann TP. Fundi of battered babies. Lancet 2: 468-469, 1967. Caffey J. On the theory and practice of shaking infants. Its potential residual effects of permanent brain damage and mental retardation. AJDC 124: 161-169, 1972. Cindy W. Christian, Robert Block and the Committee on Child Abuse and Neglect. Abusive Head Trauma in Infants and Children. Pediatrics May 2009, 123 (5) 1409-1411 A cura di Paola Miglioranzi, Gruppo di lavoro Abuso e Maltrattamento ANCORA CASI DI SHAKEN BABY SYNDROME
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AUTORITÀ GARANTE E CARTA DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI
(681)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:31:48
Il documento definisce dieci punti fermi ispirati alla Convenzione di New York e suggeriti anche dai ragazzi Nasce in Italia la “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”. A presentarla, oggi a Roma, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano. Dieci punti fermi che individuano altrettanti diritti di bambini e ragazzi alle prese con un percorso che parte dalla decisione dei genitori di separarsi. “Abbiamo posto al centro il punto di vista dei figli di chi si separa” dice la Garante Albano. I principi fondanti della Carta sono ispirati alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. “I bambini e i ragazzi – riassume Filomena Albano – hanno diritto a preservare le relazioni familiari, a non esser separati dai genitori, a mantenere rapporti regolari e frequenti con ciascuno di essi e, soprattutto, a essere ascoltati sulle questioni che li riguardano”. Prima della sua stesura l’Autorità garante ha interpellato la Consulta dei ragazzi dell’Agia. “Molti degli articoli sono frutto del loro lavoro” rivela. Ascoltati anche esperti scelti tra personalità del settore giuridico, sociale, psicologico e pedagogico. La Carta sarà inviata ad agenzie educative, consultori, tribunali, ordini professionali e associazioni ed è scaricabile dal sito dell’Autorità garante (www.garanteinfanzia.org). “Il documento promuove la centralità dei figli proprio nel momento della crisi della coppia” evidenzia Filomena Albano. “I genitori, pur se separati, non smettono di essere genitori”. La Carta si apre con il diritto dei figli di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori. E di mantenere i loro affetti. “I figli devono poter stare al centro della vita dei genitori” avverte Filomena Albano. “Il genitore deve poter essere un faro, un riferimento, la prima persona a cui il figlio pensa di rivolgersi in caso di difficoltà e per condividere gioia ed entusiasmo. Per aiutare i figli bisogna renderli consapevoli che nel cuore e nella testa si ha un posto per loro”. Tra gli altri diritti individuati dalla Carta quello di continuare a essere figli e vivere la loro età, di essere informati e aiutati a comprendere la separazione dei genitori. E ancora: bambini e ragazzi nelle separazioni hanno diritto a essere ascoltati e a esprimere i propri sentimenti, a non subire pressioni e che le scelte che li riguardano siano condivise da entrambi i genitori. I figli, infine, hanno diritto a non essere coinvolti nei conflitti tra genitori, al rispetto dei loro tempi, a essere preservati dalle questioni economiche e a ricevere spiegazioni sulle decisioni che li riguardano. Roma, 2 ottobre 2018 AUTORITÀ GARANTE E CARTA DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI
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CAMPAGNA DI sensibilizzazione contro la SHAKEN BABY SYNDROME
(35)
stefanato
(Abuso e maltrattamento)
2025-04-07 14:44:42
La Shaken baby Syndrome è una grave forma di maltrattamento fisico prevalentemente interfamiliare e spesso inconsapevole ai danni di bambini generalmente sotto i 2 anni di vita che si verifica quando il bambino vine scosso violentemente dal caregiver come reazione al pianto inconsolabile con conseguente trauma sull'encefalo e successive gravi sequele neurologiche. jQuery(function ($) { var pdf = "https://www.fimp.pro/images/pdf/Shanken.pdf"; var options = { hard: "cover", webgl: true, height: 750, duration: 800, soundEnable: true, scrollWheel: true, backgroundColor: "#ffffff", direction: DFLIP.DIRECTION.LTR, enableDownload: true, text: { toggleSound: "Turn on/off sounds", toggleThumbnails: "Toggle thumbnails", toggleOutline: "Toggle Outline/Bookmark", previousPage: "Previous page", nextPage: "Next page", toggleFullscreen: "Toggle fullscreen", zoomIn: "Zoom In", zoomOut: "Zoom Out", toggleHelp: "Toggle help", singlePageMode: "Single page mode", doublePageMode: "Double page mode", downloadPDFFile: "Download PDF File", gotoFirstPage: "Go to first page", gotoLastPage: "Go to last page", share: "Share" }, }; var flipBook = $("#dfb6811b84f3b14aContainer").flipBook(pdf, options); });
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CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI
(532)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:48:03
PREMESSA La Convenzione di New York del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sottolinea, fin dal preambolo, l’importanza della famiglia nella vita di ogni bambino e adolescente, quale “unità fondamentale della società e di un ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli”. Numerosi diritti del minore ruotano intorno alla fami- glia: il diritto di preservare le relazioni familiari (art. 8), il diritto di non essere separato dai genitori (art. 9) e di mantenere rap- porti regolari e frequenti con ciascuno di essi, anche se risiedo- no in stati diversi (art. 10), il diritto di esprimere liberamente la propria opinione nelle questioni che lo riguardano e di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o ammnistrativa (art. 12). La Costituzione italiana, nel Titolo II, dedica alla famiglia gli ar- ticoli 29, 30 e 31. Ideale sarebbe che il nucleo familiare riuscisse a sopravvivere alle difficoltà che incontra, ma talvolta, è difficile; si rende ne- cessario che i genitori siano in grado di ristabilire un equilibrio anche nelle fasi successive alla cessazione della relazione sen- timentale. Quando parliamo di separazione, tuttavia, non possiamo far riferimento ai soli aspetti giuridici, poiché questa rappresenta un cambiamento e un momento di difficoltà tanto per gli adulti che si separano, quanto per i figli, in particolare quelli di minore età, che inevitabilmente la subiscono. La necessità di riorganizzazione, i contrasti, i cambiamenti, i problemi legati alla sfera economica possono distogliere l’at- tenzione dalle esigenze e dai diritti dei figli. Per questo l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha realizzato la Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genito- ri, i cui principi fondanti sono ispirati alla Convenzione di New York e in particolare a quelli dell’ascolto e del superiore inte- resse dei minori. La Carta è anche il frutto di quanto emerso dal coinvolgimento di esperti, associazioni e soprattutto dal contributo fornito dalle persone di minore di età. Indirizzata prima di tutto ai bambini e ai ragazzi, essa si rivolge ad una eterogeneità di destinatari ove spiccano i genitori, ac- canto a giudici, avvocati, professionisti del settore sanitario e psicosociale e adulti di riferimento. Al fine di venire incontro alle esigenze della società in evoluzio- ne e di poter diffondere la Carta oltre i confini nazionali, abbia- mo pensato di tradurla in diverse lingue. La Carta rappresenta un’enunciazione di diritti e principi di va- lore etico finalizzati a promuovere la centralità dei figli proprio nel momento della crisi della coppia. Obiettivo della Carta, dunque, è quello di rendere consapevoli i figli dei loro diritti e di contribuire alla crescita culturale dei genitori e in generale della società, al fine di garantire il rispetto dei diritti di cui sono portatrici le persone di minore età. Filomena Albano INTRODUZIONE L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, per realizzare la Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori, ha co- stituito questa Commissione che si è interrogata molto, e con senso critico, sui diritti dei figli nella separazione dei genitori. Per esaminare la questione sotto ogni punto di vista, ci siamo avvalsi di esperti, scelti tra personalità del settore giuridico, sociale, psicologico e pedagogico, che sono stati auditi. La ri- flessione ha costantemente messo al centro della separazione i figli di minore età. Ci si è interrogati, ed abbiamo interrogato, sul concetto di bi-genitorialità, sui comportamenti che i genitori auspicabil- mente dovrebbero adottare nella separazione, così come su quelli da evitare, sulle esigenze dei figli tenendo conto dell’età degli stessi, sulla necessità di ascoltarli e di restituire loro l’esi- to delle decisioni assunte dopo l’ascolto, ovvero sul se e come, eventualmente, farli partecipare alla riorganizzazione della vita familiare e sulla necessità, o meno, di intraprendere un percorso di mediazione familiare. Questioni importanti, delicate, che a volte gli adulti fanno fa- tica a gestire, e per questo abbiamo chiesto un parere anche a “loro”, i figli, attraverso la Consulta dei ragazzi che l’Autorità garante ha istituito. Molti degli articoli, che prendono vita in questa Carta, sono frutto del loro lavoro. Nel corso delle audizioni, nella diversità degli approcci al tema della separazione, sono emersi chiaramente alcuni punti comu- ni, trasversali rispetto alle competenze degli auditi. I genitori siano consapevoli che la separazione, in quanto cam- biamento, incide sui figli che dovranno, pertanto, affrontare un percorso per elaborare i cambiamenti necessari alla nuova organizzazione familiare. I figli hanno il bisogno di sapere che nel cuore e nella testa di ciascun genitore c’è un posto per loro. Sapere di poter continuare a mantenere rapporti affettivi con entrambi i genitori riduce nei figli l’ansia della perdita. I figli hanno l’esigenza di essere preparati con le modalità comunica- tive appropriate alla loro età e al periodo della vita che stanno attraversando. Parimenti cambia la modalità dell’ascolto che pure deve essere garantito, in modo autentico, senza che questo comporti l’attri- buzione di alcuna responsabilità ai figli delle scelte dei genitori o, nelle separazioni più difficili, dei giudici. I figli hanno bisogno che i genitori contengano la conflittualità e non riconducano la separazione ad aspetti economici che possano interferire con i rapporti affettivi. Deve essere evitata ogni forma di strumenta- lizzazione e di violenza fisica, psicologica, economica. Deve essere garantita la frequentazione di entrambi i genitori assicurandone la qualità che non si misura solo con il tempo, ma riuscendo a riconoscere la capacità genitoriale dell’altro. I figli hanno bisogno di essere accompagnati da entrambi i geni- tori nella crescita. Genitori ai quali spetta la condivisione delle scelte che li riguardano, il sostegno nelle difficoltà, permetten- do loro di esprimere i propri sentimenti, spesso di rabbia e fru- strazione, concedendo il tempo di elaborare il “lutto”, rispettan- do i loro tempi anche nell’eventuale introduzione di un nuovo partner e nell’adattamento a eventuali famiglie ricomposte. Per i genitori può non essere semplice affrontare tutto questo da soli, devono allora sapere che possono chiedere aiuto, che possono anche intraprendere il percorso della mediazione fa- miliare, di cui è importante essere informati. Da tutto questo sono stati enucleati i diritti dei figli nella se- parazione dei genitori, seguendo una linea che inizia con la decisione dei genitori di separarsi, fino alla concretizzazione e definizione della separazione, in un percorso che ha come filo conduttore la continuità degli affetti, delle abitudini di vita e soprattutto la necessità di riconoscere al figlio il diritto di con- tinuare ad essere figlio, ad essere leggero e spensierato secon- do la propria età. La Carta è articolata in 10 punti, 10 diritti, e vuole rappresen- tare uno strumento pensato a tutela e protezione dei bambini e dei ragazzi coinvolti nell’esperienza della separazione, con un linguaggio snello, sintetico, chiaro ed efficace, utilizzabile direttamente da loro, ma con l’obiettivo di rendere consapevo- li gli adulti e in primis i genitori, della necessità di mantenere inalterata la centralità del figlio nella costruzione comune del nuovo assetto familiare. La Commissione 1 I figli hanno il diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori e di mantenere i loro affetti I figli hanno il diritto di essere liberi di continuare a voler bene ad entrambi i geni- tori, hanno il diritto di manifestare il loro amore senza paura di ferire o di offende- re l’uno o l’altro. I figli hanno il diritto di conservare intatti i loro affetti, di restare uniti ai fratelli, di mantenere inalterata la relazione con i nonni, di continuare a fre- quentare i parenti di entrambi i rami genitoriali e gli amici. L’amore non si misura con il tempo ma con la cura e l’attenzione. 2 I figli hanno il diritto di continuare ad essere figli e di vivere la loro età I figli hanno il diritto alla spensieratezza e alla leggerezza, hanno il diritto di non essere travolti dalla sofferenza degli adulti. I figli hanno il diritto di non essere trat- tati come adulti, di non diventare i confidenti o gli amici dei loro genitori, di non doverli sostenere o consolare. I figli hanno il diritto di sentirsi protetti e rassicurati, confortati e sostenuti dai loro genitori nell’affrontare i cambiamenti della separa- zione. 3 I figli hanno il diritto di essere informati e aiutati a comprendere la separazione dei genitori I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nella decisione della separazione e di essere informati da entrambi i genitori, in modo adeguato alla loro età e maturità, senza essere caricati di responsabilità o colpe, senza essere messi a conoscenza di informazioni che possano influenzare negativamente il rapporto con uno o en- trambi i genitori. Hanno il diritto di non subire la separazione come un fulmine, né di essere inondati dalle incertezze e dalle emozioni dei genitori. Hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori a comprendere e a vivere il passaggio ad una nuova fase familiare. 4 I figli hanno il diritto di essere ascoltati e di esprimere i loro sentimenti I figli hanno il diritto di essere ascoltati prima di tutto dai genitori, insieme, in fa- miglia. I figli hanno il diritto di poter parlare sentendosi accolti e rispettati, senza essere giudicati. I figli hanno il diritto di essere arrabbiati, tristi, di stare male, di avere paura e di avere incertezze, senza sentirsi dire che “va tutto bene”. Anche nelle separazioni più serene i figli possono provare questi sentimenti e hanno il diritto di esprimerli. 5 I figli hanno il diritto di non subire pressioni da parte dei genitori e dei parenti I figli hanno il diritto di non essere strumentalizzati, di non essere messaggeri di comunicazioni e richieste esplicite o implicite rivolte all’altro genitore. I figli hanno il diritto di non essere indotti a mentire e di non essere coinvolti nelle menzogne. 6 I figli hanno il diritto che le scelte che li riguardano siano condivise da entrambi i genitori I figli hanno il diritto che le scelte più importanti su residenza, educazione, istruzio- ne e salute continuino ad essere prese da entrambi i genitori di comune accordo, nel rispetto della continuità delle loro abitudini. I figli hanno il diritto che eventuali cambiamenti tengano conto delle loro esigenze affettive e relazionali. 7 I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nei conflitti tra genitori I figli hanno il diritto di non assistere e di non subire i conflitti tra genitori, di non essere costretti a prendere le parti dell’uno o dell’altro, di non dover scegliere tra loro. I figli hanno il diritto di non essere costretti a schierarsi con uno o con l’altro genitore e con le rispettive famiglie. 8 I figli hanno il diritto al rispetto dei loro tempi I figli hanno bisogno di tempo per elaborare la separazione, per comprendere la nuova situazione, per adattarsi a vivere nel diverso equilibrio familiare. I figli han- no bisogno di tempo per abituarsi ai cambiamenti, per accettare i nuovi fratelli, i nuovi partner e le loro famiglie. Hanno il diritto di essere rassicurati rispetto alla paura di perdere l’affetto di uno o di entrambi i genitori, o di essere posti in secon- do piano rispetto ai nuovi legami dei genitori. 9 I figli hanno il diritto di essere preservati dalle questioni economiche I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nelle decisioni economiche e che en- trambi i genitori contribuiscano adeguatamente alle loro necessità. I figli hanno il diritto di non sentire il peso del disagio economico del nuovo equilibrio familiare, e di non subire ingiustificati cambiamenti del tenore e dello stile di vita familiare, di non vivere forme di violenza economica da parte di un genitore. 10 I figli hanno il diritto di ricevere spiegazioni sulle decisioni che li riguardano I figli hanno il diritto di essere ascoltati, ma le decisioni devono essere assunte dai genitori o, in caso di disaccordo, dal giudice. I figli hanno il diritto di ricevere spie- gazioni sulle decisioni prese, in particolare quando divergenti rispetto alle loro richieste e ai desideri manifestati. Il figlio ha il diritto di ricevere spiegazioni non contrastanti da parte dei genitori. CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI
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COME È NATA LA CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI
(595)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:45:42
“La Carta nasce dalla necessità di far emergere i diritti dei minorenni, in particolare di quelli che vivono la separazione dei propri genitori. Diritti che affondano le radici nei principi della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Si tratta del diritto all’ascolto e alla partecipazione, del diritto a preservare le relazioni familiari, a non essere separati dai genitori contro la propria volontà, a meno che la separazione non sia necessaria nell’interesse preminente del minorenne”. Spiega così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, la genesi della “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”. Un’iniziativa che affonda le radici in una riflessione maturata lo scorso anno e annunciata dalla stessa Garante nel marzo scorso. Per arrivare all’individuazione dei diritti – e da essi alla stesura del testo definitivo – l’Autorità garante ad aprile ha formato una commissione grazie alla quale ha proceduto a una serie di audizioni. Sono stati ascoltati 16 esperti, scelti tra personalità in ambito giuridico, sociale, psicologico e pedagogico. Dalle loro audizioni, pur nella diversità degli approcci, sono emersi punti comuni e trasversali rispetto alle competenze dei soggetti ascoltati. Esperti e commissione hanno riflettuto, in particolare, su argomenti come la bi-genitorialità, i comportamenti auspicabili da parte dei genitori, al pari di quelli che dovrebbero evitare. Si sono interrogati sulle esigenze dei figli tenendo conto della loro età, sulla necessità di ascoltarli e di riportare loro le decisioni prese così come, eventualmente, farli partecipare alla riorganizzazione della vita familiare. Tra i temi oggetto di approfondimento nel corso delle audizioni anche quello del ricorso alla mediazione familiare. Un passaggio particolare del processo che ha portato alla redazione della Carta ha coinvolto la Consulta dei ragazzi, che hanno dato un contributo significativo alla stesura del documento. La Consulta è costituita da diciotto under 17 – nove maschi e nove femmine – provenienti da scuole medie e superiori, rappresentanze studentesche, gruppi scout, oratori e federazioni sportive. Per saperne di più sulla Consulta, nata lo scorso aprile, si possono consultare i seguenti link sul sito dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza: http://bit.ly/2N3ELK8 (La costituzione della Consulta dei ragazzi Agia) http://bit.ly/2N0I84t (La Consulta dei ragazzi Agia: come lavora) Roma, 2 ottobre 2018 Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Stampa e comunicazione – AGIA via di Villa Ruffo, 6 – 00196 Roma 06 6779 6551 – ufficiostampa@garanteinfanzia.org www.garanteinfanzia.org COME È NATA LA CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI
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DATING VIOLENCE: È QUESTO L’AMORE TRA I TEENAGERS?
(508)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:38:14
Il termine “dating” nella lingua americana indica “uscire con qualcuno, avere un appuntamento, corteggiare e passare del tempo con una ragazza o con un ragazzo”. Per “dating violence” si intendono quei comportamenti aggressivi presenti all’interno di relazioni sentimentali adolescenziali. Uno studio di Eurispes e di Telefono Azzurro del 2012, “Figli di oggi. Cittadini (fragili) di domani” che vide coinvolti più di 1500 adolescenti trai 12 e i 18 anni, mette in evidenza come sia estremamente diffuso rapportarsi con il proprio ragazzo/ragazza urlando: ne è vittima infatti quasi un terzo degli intervistati, ovvero il 29,1%; segue l’insulto, che registra il 20,9%. Tra le varie forme di minaccia, quella subita più spesso è l’essere lasciati dal proprio ragazzo/ragazza nel caso non si faccia ciò che viene detto (8,7%). Dai dati emerge inoltre come le violenze verbali prevalgano su quelle fisiche: il 5,4% degli adolescenti dichiara che minacciato di picchiarlo. Alla domanda “Ti è mai capitato che una tua amica/amico stesse con un ragazzo/ragazza che…” spiccano le risposte affermative alle seguenti eventualità in ordine di frequenza: urlasse con lei/lui (il 40,4%), la/lo insultava (il 34,5%); la/lo minacciava di lasciarla/lo se non avesse fatto quello che diceva (con il 20,8%); la/lo picchiava e la/lo minacciava rispettivamente con il 14,7% e il 13,5%. Il 6,2% dei ragazzi riferisce che l’amico/l’amica erano minacciati dal partner con la pubblicazione di foto o video privati online. Ai ragazzi di 16-18 anni accade con maggiore frequenza di essere testimoni di situazioni di violenza in coppie di amici, mediamente al 50% in più rispetto ai 12-15enni. Da dove origina questo tipo di violenza? il subire maltrattamenti e l’assistere a scene di violenza in famiglia pongono ad alto rischio di incorrere in futuro in relazioni ostili e di abuso, in quanto si struttura nel giovane la visione della relazione come contesto in cui la violenza è legittima e che è normale ed efficace picchiare le persone che si amano. Diversamente a quanto si può pensare non esiste una netta separazione tra vittima e carnefice: spesso entrambi i partner sono coinvolti nel doppio ruolo, sebbene con percezioni e motivazioni diverse. Vi sono infatti importanti differenze legate al genere: i carnefici maschi sono più propensi ad usare forme di violenza fisica e sessuale e ad utilizzarle come pattern comportamentale che ripropongono in ogni loro relazione, mentre le femmine usano più spesso forme di violenza psicologica e relazionale che utilizzano invece come strategia isolata diretta ad un partner specifico. Inoltre i maschi risultano motivati all’uso della violenza dal bisogno di potere e controllo, mentre le femmine da meccanismi legati alla sfera emotiva, come la rabbia e la frustrazione, e da dinamiche difensive, infatti la precedente vittimizzazione è uno dei più forti predittori dell’uso della violenza nelle femmine. Gran parte della violenza interpersonale è oggi mediata dalle nuove tecnologie che vengono usate per danneggiare il partner, si parla infatti anche di “online dating violence”: violando la sua privacy attraverso lo stalking online; molestandolo con chiamate o messaggi frequenti; sottraendogli o rompendogli il cellulare, cercando in tal modo di isolarlo dal “mondo social”; possono anche essere usati testi, note audio, foto o video memorizzati sui propri cellulari o computer per ricattare o manipolare il proprio partner a dire o fare qualcosa contro la sua volontà. I nuovi dispositivi tecnologici, facendo sì che le vittime si sentano costantemente collegate al proprio partner, anche quando non è fisicamente presente, le fa sentire prive di una via di scampo dal tormento ed amplifica la portata della vittimizzazione. Perché interessarci a questo fenomeno? La dating violence necessita di particolare attenzione poiché è un fenomeno che entra in scena nell’età evolutiva, in una fase molto delicata dell’esistenza di un individuo. È importante conoscerla per le elevate stime di incidenza (studi condotti a livello internazionale hanno dimostrato che il fenomeno coinvolge tra il 20 e 60% degli adolescenti) e per la serietà delle conseguenze fisiche e psicologiche che può provocare in chi vi è coinvolto. https://eurispes.eu/ricerca-rapporto/indagine-conoscitiva-sulla-condizione-dellinfanzia-e-delladolescenza-in-Italia-2012/ A cura di Paola Miglioranzi, coordinatrice nazionale gruppo di studio Abuso e Maltrattamento DATING VIOLENCE: E’ QUESTO L’AMORE TRA I TEENAGERS?
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ESSERE TESTIMONI DI VIOLENZA TRA PARTNER NELL’INFANZIA: COME MASCHI E FEMMINE TRAGGONO MODELLO DAI COMPORTAMENTI DEI LORO GENITORI NELL’ADOLESCENZA
(621)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:34:14
ESSERE TESTIMONI DI VIOLENZA TRA PARTNER NELL’INFANZIA: come maschi e femmine traggono modello dai comportamenti dei loro genitori nell’adolescenza I bambini che sono testimoni di violenza fra adulti in casa sono a rischio di futura violenza. In questo lavoro è stato studiato come l’essere testimone durante l’infanzia di violenza agita da adulti dello stesso genere, di genere opposto e di violenza agita da entrambi i sessi sia associato con l’essere vittima, l’essere autore o sia vittima che autore nell’età adolescenziale, tra studenti universitari maschi e femmine. Sono stati intervistati 907 ragazzi, tra i 17 e i 22 anni, di 67 classi scelte in modo randomizzato di 3 college della East Coast (USA) con questionari somministrati alla fine dell’orario di lezione. Tra loro il 23.6%, circa uno su 4, riporta di aver assistito a scene di violenza in famiglia durante l’infanzia mentre il 44% riporta di aver avuto esperienze violente durante l’adolescenza, come vittima come autore e in entrambi i ruoli. I risultati mostrano quali sono le conseguenze dell’essere stati testimoni di violenza tra i genitori durante l’infanzia e quale tipo di violenza nelle relazioni sia vissuta nell’adolescenza in base al genere del bambino testimone e dell’adulto perpetratore. Il vedere adulti maschi perpetratori è associato con una più alta azione di violenza per i maschi ed una più alta combinazione di vittimizzazione/perpetrazione per le ragazze. Il vedere femmine adulte che commettono violenza, sia come unico perpetratore che in una situazione di violenza di coppia, aumenta il rischio durante l’adolescenza sia di vittimizzazione che di perpetrazione sia nei maschi che nelle femmine testimoni. Quindi il genere del bambino sembra essere una chiave determinante nella relazione tra il tipo di violenza dell’adulto visto nell’infanzia e le esperienze seguenti di violenza agita o subita durante l’adolescenza. Quanto emerge in questo articolo ci porta ancora di più a sottolineare quanto degli aspetti anche minori della violenza domestica, quali il genere di chi compie violenza, siano importanti nel determinare aspetti della vita futura dei bambini che vi assistono. Ricordare anche nei nostri ambulatori ai genitori che minimizzano, che i bambini ci guardano e imparano da noi come comportarsi, non solo nei casi di violenza familiare. E’ una grande responsabilità anche se spesso ce ne dimentichiamo. Witnessing intimate partner violence as a child: How boys and girls model their parents’ behaviors in adolescence Christine M. Forkea, Rachel K. Myersb, Joel A. Feinb, Marina Catallozzie, A. Russell Localioa, Douglas J. Wiebea, Jeane Ann Grissoh Child Abuse & Neglect Volume 84, October 2018, Pages 241-252 A cura di Paola Miglioranzi, Gruppo Abuso e Maltrattamento ESSERE TESTIMONI DI VIOLENZA TRA PARTNER NELL’INFANZIA: COME MASCHI E FEMMINE TRAGGONO MODELLO DAI COMPORTAMENTI DEI LORO GENITORI NELL’ADOLESCENZA
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GRUPPI DI PAROLA, UNA CURA PER I LEGAMI DEI FIGLI DI GENITORI SEPARATI
(475)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:36:48
Di cosa si tratta? Si sono diffusi in Italia di recente grazie al gruppo di professionisti del Centro di Ateneo e Ricerche Famiglia dell’Università Cattolica di Milano. Nascono dalla ricerca negli altri Paesi di “buone prassi” di ascolto e supporto dei minori che stanno vivendo la separazione dei propri genitori. In Canada è stato individuato il modello a cui ispirarsi: il GROUP CONFIDENCES, organizzato presso il tribunale di Montreal per dare spazio ai figli di genitori separati che ricorrevano al giudice. Si possono definire un “luogo” e un “tempo” offerto a questi ragazzi per aver la possibilità di accedere ad una loro narrazione dei fatti dolorosi legati al divorzio. Qui il minore può costruire liberamente una rappresentazione verbale dell’esperienza del conflitto vissuto ogni giorno, può esprimere i suoi desideri e reperire con l’aiuto del gruppo di pari e con la guida del conduttore le strategie per gestire le relazioni all’interno del suo sistema familiare in cambiamento. Questa esperienza è stata recepita come positiva anche nel nostro Paese e sostenuta anche dalla Garante dell’Infanzia. Secondo l’iniziatore gruppo milanese essa permette lo scambio e il sostegno tra bambini dai sei ai dodici anni, suddivisi in due gruppi (sei e nove anni, dieci e undici anni) accomunati dall’esperienza della separazione dei genitori. Il percorso è strutturato in quattro incontri di due ore ciascuno, con cadenza settimanale e all’ultima ora dell’ultimo incontro vengono inviati i genitori per raccontare loro con la lettura di una LETTERA DI GRUPPO quanto è emerso negli incontri. Il contenuto della lettera è anonimo ed i gruppi non devono essere troppo piccoli né troppo numerosi per evitare che il dialogo sia o troppo personale o troppo dispersivo, per cui si va dai quattro al massimo di otto partecipanti. Tutti gli appuntamenti del gruppo sono scanditi da momenti rituali, il primo momento di accoglienza, la proposta dell’attività principale, una breve pausa e delle attività collegate al proposto ed infine il congedo. Le tematiche proposte sono varie e si modificano in base a quanto prevale nel primo incontro. Nelle attività si usano il disegno, il collage, i burattini, i libri illustrati, i giochi di ruolo, ma la parola è la risorsa principale, parola che può essere anche silenzio. Al termine degli incontri, per i genitori è possibile avere in colloquio privato con il conduttore per sapere come vive questa esperienza il proprio figlio. Dopo questi colloqui più coppie chiedono di essere aiutati nel gestire questa fase di transizione del proprio figlio. A Padova, sul pieghevole che illustra il GRUPPO DI PAROLA, è scritta questa frase di Marie Simon “Iscrivere il proprio figlio al Gruppo di Parola è per lui un’opportunità di vivere meglio le trasformazioni che attraversano la famiglia” infatti troppo spesso il disorientamento che colpisce i bambini in questa fase di trasformazione della propria famiglia è fonte di una grande solitudine, non sanno come esprimere la rabbia, la tristezza, i dubbi e le difficoltà cui vanno incontro e spesso non hanno aiuti. Usare la parola con i bambini rappresenta un passo verso il miglioramento della loro autostima e dar loro la possibilità di convivere al meglio con la propria realtà complessa. A cura di Eleonora Maria Bruno, Gruppo ABUSO SUI MINORI (Piemonte e Valle D’Aosta) GRUPPI DI PAROLA, UNA CURA PER I LEGAMI DEI FIGLI DI GENITORI SEPARATI
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Il MALTRATTAMENTO ALL'INFANZIA TRA FATTORI DI RISCHIO E FATTORI DI PROTEZIONE
(488)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-12-18 15:50:24
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LA TRASMISSIONE INTERGENERAZIONALE DELLA VIOLENZA DI GENERE
(481)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-12-18 15:54:42
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LIBERI TUTTI – INDICE REGIONALE SUL MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA IN ITALIA
(619)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:49:20
LIBERI TUTTI Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia PREFAZIONE La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’ado- lescenza, adottata il 20 novembre 1989 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, afferma che “ogni bambino e ogni bambina ha diritto alla vita, al nome, ad una famiglia, alla sua identità; ha diritto ad esprimere la propria opinione, ad es- sere ascoltato; ogni bambino e ogni bambina deve godere di li- bertà di espressione, di pensiero, di religione e di associazione; ogni bambino e bambina deve essere tutelato da ogni forma di violenza e di sfruttamento sessuale ed economico; ogni bam- bino e ogni bambina ha il diritto alla salute, a vivere libero da condizioni di povertà e degrado e soprattutto ha diritto ad una educazione di qualità, ha diritto al gioco. Ogni Stato è chiamato a rendere effettivi questi diritti indipendentemente dalla raz- za, dal colore della pelle, dal sesso, dalla lingua parlata, dalla religione professata e dall’origine nazionale, etnica e sociale”. La Convenzione ci chiede, dunque, di considerare le bam- bine e i bambini cittadini a pieno titolo, e di riconoscere a ogni bambino e bambina il diritto fondamentale di essere accolto e di crescere all’interno di un ambiente familiare sereno. Nonostante le prescrizioni contenute nella norma- tiva sovranazionale e nella normativa nazionale (penso, ad esempio, alla ratifica con la Legge n.172/2012, della Con- venzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale e alla ratifica, con la Legge n. 77/2013, della Convenzione di Istanbul del Con- siglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violen- za nei confronti delle donne e la violenza domestica) molti bambini e adolescenti, anche nel nostro Paese, continuano a essere vittime di violenze o abusi, di discriminazione, di emarginazione o a vivere in condizioni di grave trascura- tezza. Il Progetto di ricerca elaborato da Cesvi – Organizzazione della società civile impegnata da più di trent’anni “ovunque nel mondo dove c’è più bisogno” – costituisce uno stru- mento innovativo per comprendere meglio cosa è stato fatto e cosa bisogna fare per prevenire e contrastare i mal- trattamenti all’infanzia. Lo studio ha permesso di creare un Indice sintetico regio- nale sul maltrattamento in Italia che misura la vulnerabilità dei minori rispetto alle capacità di protezione del contesto in cui le bambine e i bambini vivono, combinando un indi- catore regionale dei fattori di rischio e un indicatore delle politiche e dei servizi di prevenzione e contrasto. La complessità della metodologia è resa necessaria dalla multidimensionalità dei fenomeni sociali, comunitari, rela- zionali e individuali che sottendono al fenomeno del mal- trattamento e che interagiscono nel suo determinismo. La rilevanza pratica dell’Indice risiede nel classificare i territori in base alla capacità di intervento dei servizi sociali, nell’in- dividuare i bisogni esistenti e i programmi di intervento per la protezione dei minori. La ricerca offre, dunque, una nuova chiave di lettura del fe- nomeno e fornisce elementi di riflessione e indicazioni utili ai decisori politici, alla Pubblica Amministrazione e a tutti gli altri attori, istituzionali e della società civile, impegna- ti nel prevenire e contrastare i maltrattamenti sui minori soffermandosi anche sulla necessità di intervenire sugli adulti maltrattanti per ridurre la trasmissione intergene- razionale del maltrattamento sui bambini; sull’opportunità di prevedere politiche integrate sul fenomeno nonché sulla costruzione di adeguati sistemi informativi. In tale ottica si inserisce, peraltro, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che sottolinea le interconnessioni tra sviluppo, rispetto dei diritti umani, democrazia e buon governo e indica, altresì, l’importanza di migliorare le con- dizioni di vita dei minori garantendo loro la necessaria pro- tezione, sia per favorire pari e piene opportunità di vita sia per rafforzare il capitale umano della società e ridurre le diseguaglianze. È nostro dovere garantire i diritti dei bambini e delle bam- bine, degli uomini e delle donne di domani, perché un mon- do che non rispetta e ama le nuove generazioni è un mon- do senza futuro. La ricerca di Cesvi ci mette di fronte alla necessità di col- mare il vuoto che esiste tra i diritti garantiti dalle norme e i diritti negati dalla realtà quotidiana. “L’umanità” – come ha affermato Kofi Annan già Segretario generale dell’ONU – “deve all’infanzia il meglio di ciò che ha da offrire”. LIBERI TUTTI – INDICE REGIONALE SUL MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA IN ITALIA
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REPORT MEETING GRUPPO DI LAVORO ABUSO E MALTRATTAMENTO FIMP
(516)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:35:24
Il gruppo di lavoro sull’abuso/maltrattamento si è riunito a Treviso dal 29 novembre al 1 dicembre. Costituitosi nel 2016, è composto da pediatri di famiglia provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno partecipato a corsi residenziali di formazione specifica (fino ad oggi 4 giorni + 2). La prevista “ricaduta a cascata” del progetto originario (FIMP, SIP, Menarini) è già stata sperimentata con successo concretizzandosi in diversi eventi locali. Come primo punto dell’Ordine del giorno Paola Miglioranzi e Luigi Nigri hanno comunicato a tutti i presenti l’importante successo ottenuto nell’aver stabilito sinergie operative con la Garante dell’Infanzia, che ha riconosciuto la qualità del lavoro finora svolto dai pediatri di famiglia e il loro ruolo specifico e strategico per attivare una rete di sorveglianza, intercettazione e gestione dei casi di maltrattamento/abuso. L’ accordo FIMP-Garante prevede una serie di impegni, il primo dei quali è quello di portare a termine una mappatura, il più possibile completa, delle risorse istituzionali presenti sul territorio nazionale che si occupano a vario titolo di abuso/ maltrattamento. A Treviso i presenti hanno condiviso il lavoro di mappatura finora fatto, dove possibile, per singole realtà e è emersa una grande variabilità degli scenari nelle diverse regioni. Il primo compito che ci siamo dati è quello di completare, al più presto, la mappatura delle risorse (centri o ambulatori dedicati, procure dedicate, tribunali dei minori…) per ogni regione con criteri uniformi. Il dossier che ne risulterà sarà inoltrato alla Garante. Il secondo punto dell’Ordine del giorno riguarda la formazione nazionale, a firma FIMP-SIP, che andrà a completare quella finora proposta in diverse, ma non tutte, le realtà italiane. Nell’intento di offrire a tutti i pediatri le basi minime formative sull’abuso/maltrattamento sono stati previsti 13 corsi da svolgersi nei mesi di marzo e aprile 2019. In questi incontri (1 giornata) saranno inoltre presentati, condivisi e raccolti in un vademecum i risultati della mappatura. Siamo convinti che questa pubblicazione sia uno strumento utile ed efficace per aiutarci a indirizzare correttamente e il più rapidamente possibile i casi di abuso/ maltrattamento che ci potrebbero capitare. A seguire sono previsti ulteriori 7 corsi avanzati, di II livello, sull’abuso in rete, violenza assistita e mutilazioni genitali. Era con noi anche Mattia Doria che, nella sua veste di responsabile scientifico della FIMP, garantisce lo spessore culturale e metodologico del programma formativo complessivo. Terzo punto la ricerca: è stato presentato il questionario SEEK (Safe Environment for Every Kid), validato e già utilizzato in America e nel Nord Europa per identificare le situazioni a rischio nelle famiglie. Si prevede di verificare l’applicabilità di questo strumento nella realtà italiana, in particolare nei nostri setting ambulatoriali mediante uno studio pilota, svolto da pediatri che recluteranno un numero congruo di casi. Il pediatra di famiglia, grazie alla conoscenza capillare dei propri assistiti e al rapporto con le famiglie che dura nel tempo, ha un ruolo insostituibile nel prevenire, sospettare, identificare e gestire correttamente i casi di abuso/maltrattamento. Quanti di noi si sentano motivati ad aumentare le loro conoscenze e le loro capacità in materia non hanno che da farsi avanti, c’è bisogno di un impegno comune. A cura di E. Cappelli e M. Pierattelli, componenti Gruppo di lavoro Abuso e Maltrattamento FIMP REPORT MEETING GRUPPO DI LAVORO ABUSO E MALTRATTAMENTO FIMP
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THE ADVERSE CHILDHOOD EXPERIENCES (ACE) STUDY
(849)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:39:57
Ha più di 20 anni questo studio che per la prima volta parla di Esperienze Avverse durante l’infanzia (Adverse Childhood Experiences) e che le mette in relazione con le cause di morte in età adulta, ma la sua attualità è indubbia. Fu inviato via mail un questionario riguardante le esperienze negative vissute durante l’infanzia a 13.494 adulti americani, che erano stati sottoposti ad una valutazione sul loro stato di salute presso un centro medico di San Diego. Furono indagate 7 categorie di situazioni avverse durante l’infanzia: abuso psicologico, fisico e abuso sessuale; violenza contro la madre; convivenza con un membro della famiglia che abusa di sostanze, convivenza con malati mentali, con persone suicide o con persone vissute in prigione. Il numero di categorie di queste esperienze avverse durante l’infanzia fu poi messo in relazione con comportamenti a rischio, stato di salute e malattie nell’età adulta. Vi furono 9.508 risposte (70.5%). Più della metà dei rispondenti riportarono come minimo una, ed un quarto dei rispondenti 2 o più categorie di esposizione a situazioni avverse durante l’infanzia. È stata evidenziata una relazione graduale tra il numero di categorie di esposizione durante l’infanzia e i comportamenti a rischio per la salute e le malattie che sono state studiate (p < .001). Persone che avevano avuto l’esperienza di 4 o più categorie di esposizione durante l’infanzia, rapportati con chi non aveva vissuto alcun tipo di esposizione, presentavano da 4 a 12 volte un’ aumentata salute a rischio per alcolismo, abuso di droghe, depressione e tentativi di suicidio; da 2 a 4 volte aumento di fumo di sigaretta, di salute cagionevole in una valutazione personale, 50 o più partner sessuali e malattie sessualmente trasmesse, e da 1.4 a 1.6 volte aumento di inattività fisica e obesità. Il numero di categorie di esposizione ad eventi avversi dimostrava in maniera graduata una relazione con la presenza di malattie dell’adulto, tra cui malattia ischemica cardiaca, cancro, malattia polmonare cronica, fratture scheletriche e malattie del fegato. Le 7 categorie di esperienze avverse durante l’infanzia erano fortemente interconnesse e le persone con multiple categorie di esposizione presentavano più fattori di rischio per la salute nel periodo di vita seguente. Gli autori concludevano mettendo in evidenza una forte relazione tra l’ampiezza di esposizione ad abuso e problemi di disfunzione familiare durante l’infanzia e multipli fattori di rischio per numerose malattie causa di morte nell’età adulta. Molti studi successivi hanno confermato quanto evidenziato in questo studio. Se ancora non fossimo convinti dell’importanza della prevenzione di situazioni di maltrattamento e dei vari tipo di abuso durante l’infanzia, questi studi dovrebbero ancor più spingerci a pensare al futuro di tutti quei bambini che hanno vissuto situazioni negative e che ne portano il segno non solo psicologico ma anche fisico per tutta la loro esistenza. Relationship of Childhood Abuse and Household Dysfunction to Many of the Leading Causes of Death in Adults The Adverse Childhood Experiences (ACE) Study Vincent J. Felitti, MD, FACP, Robert F. Anda, MD, MS, Dale Nordenberg, MD, David F. Williamson, MS, PhD, Alison M. Spitz, MS, MPH, Valerie Edwards, BA, Mary P. Koss, PhD, James S. Marks, MD, Am J Prev Med 1998;14(4), 245-258. A cura di Paola Miglioranzi, coordinatrice nazionale gruppo di studio Abuso e Maltrattamento THE ADVERSE CHILDHOOD EXPERIENCES (ACE) STUDY
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VIDEO : La Shaken Baby Syndrome - Webinar Federfarma
(24)
stefanato
(Abuso e maltrattamento)
2025-04-07 15:04:51
La Shaken Baby Syndrome : Campagna Nazionale "NON SCUOTERLO" - Webinar FEDERFARMA
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VIDEO della Campagna di sensibilizzazione contro la SHAKEN BABY SYNDROME
(58)
stefanato
(Abuso e maltrattamento)
2025-04-07 14:54:54
Cos'è la Shaken Baby Syndrome ?
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ANCORA CASI DI SHAKEN BABY SYNDROME
(653)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:29:01
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Cassetta degli Attrezzi
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Facsimile Denuncia Referto
(379)
stefanato
(Abuso e maltrattamento)
2024-06-07 13:55:40
FAC SIMILE DI DENUNCIA e FAC SIMILE DI REFERTO
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IL CODICE ROSSO: COSA CAMBIA?
(1736)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:30:35
Sulla G.U. del 25 luglio 2019 è stata pubblicata la Legge 19 luglio 2019, n. 69 (recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”) denominata “Codice Rosso”, che è entrata in vigore dal 9 agosto. Il Codice Rosso non punta solo su un generalizzato inasprimento delle pene per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi, ma agisce sul ‘fattore tempo’ come elemento determinante per scongiurare l’esito irreparabile che, ormai con cadenza quotidiana, viene riportato dalle cronache. Il disegno di legge si compone di 21 articoli che, come fa notare una relazione del Servizio Studi del Senato, “individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l’instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l’eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime”. Il provvedimento incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato. VELOCIZZAZIONE DELLE INDAGINI E DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI – Gli articoli da 1 a 3 del ddl intervengono sul codice penale prevedendo, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al Pubblico Ministero, anche in forma orale. Alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Il pubblico ministero, entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e nel caso scattano le indagini di polizia giudiziaria. DIVIETO DI AVVICINAMENTO RAFFORZATO – Le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, vengono rafforzate e punite con la reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque violi gli obblighi o i divieti previsti dall’autorità giudiziaria. PUNITO IL MATRIMONIO FORZATO – Una delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso è l’articolo che punisce, con la reclusione da uno a 5 anni, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio che colpisce chi “con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un’unione civile”, approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione, vista la dimensione ultranazionale del fenomeno da colpire, stabilisce che il reato sia punito anche quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia. PENE AGGRAVATE IN CASO DI MATRIMONIO FORZATO DI MINORI – Il nuovo articolo contiene le circostanze aggravanti del reato di matrimonio forzato: la pena è aumentata se i fatti sono commessi ai danni di un minore di 18 anni é aumentata da 2 a 7 anni se viene colpito un minore sotto i 14. Si vogliono così contrastare, in attesa di una legge organica, il fenomeno delle spose-bambine e dei matrimoni precoci e forzati. PIU’ RISORSE PER ORFANI DEL FEMMINICIDIO – Sul fronte delle risorse, la legge recepisce il finanziamento di 7 mln a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio. MALTRATTAMENTI E ATTI PERSECUTORI – L’articolo 9 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, elevando la pena minima a 3 anni, fino a una massima di sette; se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; con una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. In caso di morte la morte, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. La fattispecie viene ulteriormente aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità. REVENGE PORN, PUNITO ANCHE CHI CONDIVIDE IMMAGINI – La lotta al revenge porn è un altro aspetto innovativo della legge, che punisce chi realizza e diffonde immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle personerappresentate per danneggiarle a scopo di vendetta o di rivalsa personale. Punito anche chi ‘condivide’ le immagini on line. Il reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede una serie di aggravanti nel caso, a esempio, se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. ERGASTOLO PER OMICIDIO AGGRAVATO – L’articolo 11 modifica il codice penale intervenendo sull’omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all’art. 577 c.p., per estendere il campo d’applicazione delle aggravanti consentendo l’applicazione dell’ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o di stabile convivenza non connotata da relazione affettiva. DA 8 A 14 ANNI DI CARCERE – A chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. La cronaca riporta ormai decine di casi di donne rimaste irreparabilmente offese per essere state colpite al volto dall’acido corrosivo lanciato da uomini che non si erano rassegnati all’interruzione del matrimonio o di una relazione sentimentale. VIOLENZA SESSUALE, FINO A 24 ANNI DI RECLUSIONE – L’articolo 13 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, parte de un minimo di 12 fino a un massimo di 24 anni di reclusione. TRATTAMENTO PSICOLOGICO PER CONDANNATI PER REATI SESSUALI – E’ prevista la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari. FORMAZIONE SPECIFICA PER POLIZIA E CARABINIERI – La legge stabilisce l’attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria “in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere”. Piccoli passi avanti per la tutela delle mamme e dei bambini. A cura di Paola Miglioranzi, Gruppo di lavoro Abuso e Maltrattamento IL CODICE ROSSO: COSA CAMBIA?
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Facsimile Denuncia Referto
(379)
stefanato
(Abuso e maltrattamento)
2024-06-07 13:55:40
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Documenti Istituzionali
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INSPIRE
(559)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:52:29
All rights reserved. Publications of the World Health Organization are available on the WHO website (http://www.who.int) or can be purchased from WHO Press, World Health Organization, 20 Avenue Appia, 1211 Geneva 27, Switzerland (tel.: +41 22 791 3264; fax: +41 22 791 4857; email: bookorders@who.int). Requests for permission to reproduce or translate WHO publications –whether for sale or for non-commercial distribution– should be addressed to WHO Press through the WHO website(http://www.who.int/about/licensing/copyright_form/index.html). The designations employed and the presentation of the material in this publication do not imply the expression of any opinion whatsoever on the part of the World Health Organization (WHO) and/or the Pan American Health Organization (PAHO) concerning the legal status of any country, territory, city or area or of its authorities, or concerning the delimitation of its frontiers or boundaries. Dotted lines on maps represent approximate border lines for which there may not yet be full agreement. The mention of specific companies or of certain manufacturers’ products does not imply that they are endorsed or recommended by WHO and/or PAHO in preference to others of a similar nature that are not mentioned. Errors and omissions excepted, the names of proprietary products are distinguished by initial capital letters. All reasonable precautions have been taken by WHO and PAHO to verify the information contained in this publication. However, the published material is being distributed without warranties of any kind, either expressed or implied. The responsibility for the interpretation and use of the material lies with the reader. In no event shall WHO and/or PAHO be liable for damages arising from its use. INSPIRE
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Linee Guida Regionali
(420)
stefanato
(Abuso e maltrattamento)
2024-06-07 13:38:56
Prevalenza, caratteristiche individuali, fattori di rischio più comuni e strategie di prevenzione nel maltrattamento e nell'abuso sessuale infantile. {{#with category}} {{#if parent_id}} Back {{/if}} {{/with}} {{#each categories}} {{title}} {{/each}} {{#if files}} {{#each files}}{{#if ext}} {{#if custom_icon}} {{else}} {{ext}} {{/if}} {{title}} {{bytesToSize size}} Download {{#if openpdflink}} Open {{else}} {{#if viewerlink}} Preview {{/if}} {{/if}} {{/if}}{{/each}} {{/if}} {{#if category}} {{#if category.type}} {{/if}} {{#if category.linkdownload_cat}} {{/if}} {{/if}} Title Size Download pdf Linee Guida Regione Calabria 94.40 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Umbria 102.36 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Toscana 346.34 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Abruzzo 169.09 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Emilia Romagna 535.66 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Emilia Romagna (allegati) 503.38 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Campania 89.52 KB Download Open docx Linee Guida Regione Molise 89.15 KB Download Preview pdf Linee Guida Regione Sicilia 4.72 MB Download Open pdf Recepimento Linee Guida Sicilia 1.23 MB Download Open pdf Linee Guida Regione Veneto 3.23 MB Download Open pdf Linee Guida Regione Lombardia 3.01 MB Download Open pdf Linee Guida Regione Piemonte 257.76 KB Download Open pdf Linee Guida Regione Puglia 2.94 MB Download Open pdf Linee Guida Regione Puglia 14.00 MB Download Open
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MALTRATTAMENTO E ABUSO SUI BAMBINI UNA QUESTIONE DI SALUTE PUBBLICA
(581)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:58:50
INDAGINE NAZIONALE SULL’ATTIVITÀ DIAGNOSTICA DEL FENOMENO DELLE ECCELLENZE OSPEDALIERE DI: Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e Puglia DONATELLA VERGARI SeGReTARIO GeneRALe FOndAzIOne TeRRe deS HOMMeS ITALIA OnLUS Terre des Hommes Italia ha come focus della propria azione la prote- zione e la promozione dell’infanzia nei Paesi poveri del mondo e da oltre vent’anni è al fianco dei più piccoli per difenderli da violenze, di- scriminazioni e abusi che, purtroppo, non sembrano avere confini. Ed è proprio per questo che, da sempre, la nostra Fondazione con- sacra una quota importante del suo impegno anche all’infanzia e all’ado- lescenza del nostro Paese, l’Italia, scelta che oggi si rileva quanto mai funzionale a bisogni crescenti, dato il momento storico in cui la crisi economica perdurante e le nuove difficoltà in cui versano le famiglie hanno fatto emergere ancor di più la fragilità del tessuto sociale che trova espressione nella carenza di accudimento dei bambini così come nell’acuirsi di forme anche più gravi di maltrattamento e abuso. La prima indagine nazionale sulla dimensione epidemiologica del maltrattamento all’infanzia in Italia è stata condotta da Terre des Hom- mes su mandato dell’Autorità Garan- te per l’Infanzia e l’Adolescenza, e in collaborazione con CISMAI, nel 2015 “Indagine nazionale sul maltratta- mento dei bambini e degli adolescen- ti in Italia” e ha per la prima volta quantificato il fenomeno nel nostro Paese, evidenziandone una dimen- sione che ha stupito per ampiezza e fasce d’età dei bambini vittime. Circa 100.000 bambini, infatti, sono risultati in carico ai Servizi Sociali perché vittime di una forma di mal- trattamento (ogni 1.000 minorenni seguiti dai Servizi Sociali 200 lo sono per maltrattamento), la più frequen- te delle quali è risultata la trascu- ratezza materiale e affettiva spesso celata dalle pareti domestiche e per questo molto complessa da intercet- tare e riconoscere. Ad essa si aggiungono, però, altre forme di violenza, molto meno conosciute, che vedono protagonisti anche genitori inconsapevoli, quali la Shaken Baby Syndrome, che, per sua natura, colpisce i neonati. Ancora prima di questo studio, del resto, la Fondazione aveva analizzato la violenza sui bambini con un taglio innovativo, realizzando in partner- ship con l’Università Luigi Bocconi di Milano e CISMAI l’indagine nazionale “Tagliare sui bambini, è davvero un risparmio?”, portando all’attenzione del pubblico e delle istituzioni i costi, diretti e indiretti, che ogni giorno derivano dalla mancata prevenzione della violenza sui bambini. Ne è emerso che circa l’1% del nostro PIL è speso ogni anno per far fronte alla spesa derivante dalla vio- lenza all’infanzia, elemento anch’esso imprescindibile da sapere per la definizione di politiche di prevenzio- ne idonee. Ma il nostro impegno non poteva fermarsi qui. Per questo, con questo terzo Studio, ancora una volta all’avanguardia, ab- biamo deciso di ‘leggere’ la violenza sui bambini con lenti nuove, che ci permettano di riconoscere questo fenomeno quale ‘problema di salute pubblica’, come richiesto da tempo dall’OMS. Per questo delicato lavoro abbiamo scelto dei partner molto riconosciu- ti e storicamente impegnati nella diagnostica e cura della violenza sui bambini e nella loro cura. Un mio ringraziamento sentito va infatti alle equipe dell’Ambulatorio Bambi di Torino, di SVSeD di Milano, del Centro regionale per la Diagno- stica del Bambino Maltrattato di Pa- dova, al GAIA di Firenze e al GIADA di Bari, che hanno tutti accolto con grande entusiasmo la nostra pro- posta di collaborare insieme ad un progetto così ambizioso. Con queste eccellenze ospedaliere vogliamo offrire ancora una volta una fotografia nuova, attuale e ricca di spunti per il nostro Paese, che aiu- ti a costruire politiche di prevenzio- ne sempre più incisive per fermare la violenza sui bambini. MALTRATTAMENTO E ABUSO SUI BAMBINI UNA QUESTIONE DI SALUTE PUBBLICA
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REQUISITI MINIMI DEGLI INTERVENTI NEI CASI DI VIOLENZA ASSISTITA DA MALTRATTAMENTO SULLE MADRI
(1232)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:54:19
PREMESSA E INTENTI Il documento parte dalla definizione di violenza assistita già assunta dal CISMAI ( 2005), indicando quindi i requisiti minimi degli interventi relativamente alle fasi della rilevazione, protezione, valutazione, tratta- mento, anche in linea con quanto indicato dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, c.d. Convenzione di Istanbul, sottoscritta dall’Italia il 27 settembre 2012 e ratificata dal Parlamento con la legge n. 77/2013, entrata in vigore il 1 agosto 2014.1 – 2 – 3 Questa revisione enuclea i principali elementi su cui porre attenzione nell’impostazione degli interventi a favore dei bambini e delle bambine vittime di violenza assistita da maltrattamento sulle madri. Sono da includere quei casi, rari per l’incidenza, in cui il/la minorenne ha assistito direttamente o indiret- tamente all’omicidio della madre e/o di altri familiari o all’omicidio/suicidio da parte del padre. Sottolinea comunque la necessità della presa in carico anche delle altre tipologie di Violenza Assistita a danno dei/delle minorenni, in particolare della Violenza Assistita da abuso e maltrattamenti sui fratelli e sulle sorelle. DEFINIZIONE Per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte della/del bambina/o e adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori (c.d. stalking) su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o mi– norenni. Di particolare gravità è la condizione degli orfani denominati speciali, vittime di violenza assistita da omicidio, omicidi plurimi, omicidio-suicidio. Il/labambino/a o l’adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/omicidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minorenne è o viene a conoscenza della violenza/omicidio), e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici. La violenza assistita include l’assistere a violenze di minorenni su altri minorenni e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni degli animali domestici e da allevamento. La violenza sulle donne è un fenomeno diffuso, ancora sottovalutato e scarsamente rilevato, che può mettere a rischio, a partire dalle prime fasi della gravidanza, la salute psico-fisica e la vita stessa, sia delle madri che dei figli. Il coinvolgimento dei bambini nella violenza domestica può avvenire non solo durante la convivenza dei genito– ri, ma anche nella fase di separazione e dopo la separazione stessa. Queste ultime due fasi sono particolarmen– te a rischio per il coinvolgimento dei figli da parte del padre/partner violento, il quale può utilizzare i bambini come strumento per reiterare i maltrattamenti sulla madre e per continuare a controllarla. Inoltre in queste fasi aumenta il rischio di escalation della violenza e la possibilità di un esito letale (omicidio della madre, omicidi plurimi, omicidio-suicidio). Le dinamiche della violenza domestica interferiscono sulla relazione con i figli, alterando l’espressione delle funzioni genitoriali della madre e del padre maltrattante e i modelli di attaccamento. VIOLENZA ASSISTITA DA MALTRATTAMENTO SULLE MADRI Una madre maltrattata è una donna che subisce/ha subito traumatizzazioni in genere croniche. La violenza, soprattutto se protratta nel tempo (traumatizzazione cronica), oltre a danni fisici, può produr- re una vasta gamma di sintomi cognitivi, emotivi, comportamentali, somatici , fino a determinare quadri sindromici complessi, per i quali sono state proposte dagli autori diverse classificazioni, quali disturbo post traumatico da stress complesso e DESNOS (Herman, 1992, van der Kolk, 2005). Nel DSM V sono inseriti nell’area nosografica dei “Disturbi correlati a stress e trauma” (Disturbo post traumatico da stress, Disturbo Acuto da Stress, Disturbo dell’Adattamento, il Disturbo Reattivo dell’Attaccamento, il Disturbo da coinvolgimento Sociale Disinibito). La violenza domestica, in misura diversa a seconda della sua gravità, danneggia le competenze genitoriali, influenzando fortemente la relazione con figlie e figli. La violenza assistita è una forma di maltrattamento che può determinare nelle/nei bambine/i e adole- scenti effetti dannosi, a breve, medio e lungo termine, che investono le varie aree di funzionamento, psicologico, emotivo, relazionale, cognitivo, comportamentale e sociale. Si possono configurare diversi quadri diagnostici acuti o cronici a origine post traumatica, con diversi tempi di insorgenza. L’intensità e la qualità degli esiti dannosi sulle/sui minorenni derivano dal bilancio tra i fattori di rischio e di protezione, quali : età e condizioni personali e ambientali precedenti; caratteristiche delle violenze a cui i bambini assistono (frequenza, precocità, durata, gravità degli atti); presenza di altre forme di maltrattamento e di altri eventi traumatici modalità di coping più o meno sviluppate ed efficaci, sia da parte della madre che da parte dei/delle bam- bini/e; resilienza livello di coinvolgimento diretto dei/delle bambini/e e adolescenti nel maltrattamento (come coautori delle violenze, come ostaggi, come oggetto di minacce a scopo di ricatto, intimidazione, pressione psicologica nei confronti della partner, eccetera); fattori socio-culturali, tra cui le norme e i modelli di genere maschili e femminili presenza o meno di reti informali e formali supportive e la qualità degli interventi Durante gli episodi di aggressione sulla madre, aumenta il rischio di violenza diretta su bambine e bambini. Il rischio è ancor più elevato nei casi di omicidio della madre. in presenza dei figli: oltre a subire un gravis- simo danno psicologico, essi sono a rischio di lesioni fisiche anche letali. Inoltre la violenza assistita rappresenta un fattore di rischio per altre forme di vittimizzazione a danno dei/ delle minorenni (quali trascuratezza, maltrattamento psicologico, maltrattamento fisico, abuso sessuale) e per la trasmissione intergenerazionale della violenza. Sono pertanto necessari precoci ed adeguati interventi di rilevazione, protezione, valutazione e trattamento. L’INTERVENTO La violenza assistita richiede che gli operatori mettano in atto interventi di presa in carico che si articolano in fasi/funzioni operative tra loro logicamente interconnesse e ricorsive nel tempo: rilevazione, protezio- ne, valutazione, trattamento, monitoraggio e follow up. Riveste particolare importanza, sin dalla fase di rilevazione e per tutto il percorso di presa in carico, la necessità di un coordinamento e una integrazione fra i Servizi e le organizzazioni che si occupano degli adulti e i Servizi e le Organizzazioni che si occupano dei minorenni, inclusi i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, per evitare interventi contraddittori e frammentati. Sono pertanto indispensabili programmi articolati di prevenzione, sensibilizzazione e formazione. A. RILEVAZIONE Perché sia possibile la rilevazione della violenza assistita è fondamentale che gli operatori abbiano im- parato a riconoscere la violenza maschile contro le donne nella sua dimensione strutturale e nella sua capillare diffusione. Siano cioè in grado di “vedere” una dimensione ancora sottovalutata e/o negata. La rilevazione consiste: nella rilevazione della presenza di figlie e figli nelle situazioni di violenza domestica nell’individuazione dei segnali di malessere delle/dei È una fase che vede coinvolti gli operatori dei servizi sia per le/i minorenni che per gli adulti, appartenenti ai settori sociale, sanitario, educativo e giuridico, dato che è necessaria un’attenzione multidisciplinare e multicontestuale, in collaborazione con i Centri Antiviolenza. I casi di violenza assistita possono presentarsi agli operatori come richiesta diretta di aiuto per la violenza o in forma mascherata con altre motivazioni o su segnalazione di terzi. Le situazioni possono presentare caratteristiche diverse rispetto all’urgenza e alla gravità. È indispensabile distinguere le situazioni conflittuali (senza negare i danni, che da queste possono de- rivare a bambini e bambine) dalle situazioni di violenza e maltrattamento, evitando di identificare come conflitto o litigi tra partner situazioni dove avvengono atti e/o comportamenti maltrattanti e violenti sulla madre, anche gravi e reiterati. La mancata rilevazione e l’assenza di una descrizione puntuale dei fatti da parte degli operatori osta- colano la protezione fisica e mentale, colludendo con errate o minimizzanti letture degli eventi e con la sottovalutazione dell’impatto sulle madri e su figlie e figli testimoni. Nei casi di violenza assistita da maltrattamento sulla madre, la fase di rilevazione deve comprendere una tempestiva valutazione del grado di rischio e della pericolosità/letalità fisica e/o mentale per le/i bambi- ne/i che vi assistono, ai fini dell’attivazione di interventi protettivi e riparativi adeguati. Fin dai primi momenti è necessario tenere conto del grado di pericolosità della situazione al fine di non compiere passi che aumentino il rischio rispetto all’incolumità fisica, psichica e al pericolo di vita. La valutazione del rischio e della pericolosità/letalità connessa a situazioni di violenza dipende dalla effet- tiva rilevazione dell’insieme degli indicatori che possono caratterizzare i diversi casi: Indicatori relativi alla tipologia, caratteristiche e dinamiche degli atti di violenza fisica, verbale, psicolo- gica, economica, sessuale, atti persecutori (c.d. stalking) e al periodo di insorgenza del maltrattamento Indicatori comportamentali, psicologici, sociali e relativi allo stato di salute psico-fisica della madre, del maltrattante, delle/dei minorenni testimoni di violenza Indicatori relativi alla presenza di fattori di rischio nel contesto familiare e sociale Indicatori relativi ai fattori protettivi individuali, familiari e sociali e alle risorse che possono essere attivate e rafforzate ai fini della protezione del minorenne. A.1 RACCOMANDAZIONI Effettuare una rilevazione precoce delle situazioni di rischio per evitare danni Discriminare con accuratezza le condizioni di alta conflittualità dalle situazioni di Procedere a una descrizione accurata dei fatti riportati dalla donna o da Effettuare una tempestiva valutazione del grado di rischio e pericolosità/ letalità attraverso l’utilizzo di strumenti standardizzati al fine della rilevazione del rischio, dell’escalation della violenza e della recidiva (SARA-SARA Plus, SURPLUS4). Compiere una attenta valutazione dello stato psico-fisico del bambino e della bambina, anche in as- senza di informazioni da parte dei genitori. B. PROTEZIONE Proteggere i minorenni vittime di violenza assistita e garantire loro il diritto alla salute fisica e psicologica, si- gnifica in primo luogo interrompere la violenza in tutte le sue forme nei confronti della madre che la subisce. Come sottolineato negli altri documenti CISMAI, la protezione delle/dei bambini e delle loro madri è un prere- quisito fondamentale per approfondimenti valutativi e per la progettazione e l’attuazione di interventi riparativi. I tempi e le modalità degli interventi di protezione, compresi nei percorsi giudiziari, devono rispettare le esigenze dei minori in relazione al loro benessere psicofisico, e il loro superiore interesse. L’interruzione della violenza, a cui il bambino assiste, va attuata attraverso la messa in atto di interventi di protezione e vigilanza adeguati alla gravità della situazione, in termini di tempestività, efficacia e durata. Tali interventi saranno realizzati mediante l’attivazione dei Servizi, dei Centri Antiviolenza e delle Istitu- zioni preposte, anche attraverso il ricorso all’autorità giudiziaria, secondo quanto previsto dalla legge. La protezione implica che nel disciplinare l’affidamento dei/delle figlie/figli e le eventuali modalità di visita sia pre- sa in considerazione e non sottovalutata la presenza di violenza, e che non siano in nessun modo compromessi i diritti e la sicurezza della vittima e delle/dei bambini/adolescenti (Convenzione di Istanbul, articolo 315) fino a valutare l’eventuale necessità di ricorrere alla sospensione ovvero decadenza della responsabilità genitoriale del maltrattante (Convenzione di Istanbul, articolo 456). Ne consegue la necessità dell’esclusione dell’affido condiviso nei casi di violenza assistita, così come an- che previsto dalla normativa vigente. Nel caso degli orfani speciali, si deve escludere l’affidamento ai parenti del perpetratore. Particolare attenzione va posta all’opportunità dell’attivazione e della tempistica degli incontri protetti tra vittime di violenza assistita e il padre che agisce violenza, valutando attentamente il rischio psico-fisico per i figli. Gli incontri protetti, d’altra parte, non costituiscono in alcun modo un intervento di valutazione e tratta- mento della genitorialità del padre che ha agito violenza. Gli incontri protetti devono essere subordinati alla precedente valutazione delle condizioni del minorenne, e attuati in maniera tale da garantire una effettiva protezione fisica e psicologica per evitare ritraumatizzazioni e vittimizzazioni secondarie. Nei casi in cui si evidenzi il “rifiuto del figlio” a vedere il padre, occorre valutare in prima istanza l’ipotesi che esso sia dovuto alla paura conseguente all’aver subito e/o essere stato testimone di violenza agita dal padre stesso. Infatti, consapevoli che possano esservi anche situazioni in cui un genitore manipola o condiziona un figlio a danno dell’altro genitore, l’ipotesi di manipolazione o condizionamento non deve essere suppo- sta, ma provata in base a evidenze ed a elementi obiettivi, e solo dopo aver escluso l’esistenza di dinamiche coercitive, maltrattanti -anche psicologicamente- e violente. Attenta valutazione e monitoraggio sono necessari anche rispetto all’opportunità o meno degli incontri con i parenti del padre perpetratore, nel rispetto della salute psico-fisica del/della minorenne. B.1 RACCOMANDAZIONI Considerato che in primo luogo è necessario assicurare una protezione precoce e duratura: Gli operatori presenti agli incontri protetti devono avere una formazione specifica ed adeguata, che consenta loro di riconoscere e interrompere dinamiche violente, anche psicologicamente, e manipo- In caso di percorsi trattamentali nei Servizi per uomini che agiscono maltrattamento, le procedure concordate devono assicurare sempre la protezione fisica e mentale dei bambini e delle loro madri, in sinergia con gli interventi degli altri servizi e istituzioni implicati e, a termine del trattamento, attra- verso regolari follow up. C. VALUTAZIONE Nei casi di violenza assistita va effettuata una precoce, prima valutazione medica e psicologica dei bam- bini. Vanno anche rilevati eventuali altri tipi di maltrattamento da loro subiti. Si tratta di un percorso teso a valutare il quadro complessivo della situazione traumatica nei suoi aspetti individuali e relazionali e i processi di interazione in atto tra fattori di rischio e di protezione. In particolare: il grado di assunzione di responsabilità da parte degli adulti coinvolti e le risorse protettive disponibili per la/il minorenne sui tempi medio lunghi nel contesto degli adulti di riferimento. Nel caso di feminicidio in particolare, la valutazione non deve essere limitata al momento dell’omicidio e ai tempi immediatamente successivi. Essa richiede, da parte degli operatori, una preparazione e un’esperien- za adeguate, che tengano conto della specificità dell’elaborazione del lutto traumatico, determinato dalla morte della madre ad opera del padre e delle implicazioni anche in relazione al contesto familiare e sociale. Per la gestione di questi casi è indispensabile una formazione e competenze specifiche. Nei casi di violenza assistita è necessario effettuare una precoce, prima valutazione dello stato di salute fisica e psicologica delle madri maltrattate. Tale valutazione ha anche la finalità di individuare eventuali fattori di vulnerabilità della donna, per i quali sia necessaria l’implementazione delle attività e delle azioni utili per la gestione del rischio. Affinché venga riconosciuto il livello oggettivo di danno e di rischio, di cui non sempre i protagonisti sono coscienti e in grado di riferire, nella valutazione è indispensabile tenere conto dei meccanismi di difesa presenti in tutti i membri della famiglia: negazione, minimizzazione, normalizzazione, razionalizzazione. Nella valutazione della recuperabilità delle competenze genitoriali, ai fini di una corretta diagnosi, progno- si e trattamento, si devono tenere presenti i danni determinati dal maltrattamento protratto, sia sotto il profilo medico che psicologico, discriminando eventuali problematiche di base o relative alla strutturazio- ne della personalità dalla sintomatologia post-traumatica e dagli effetti della violenza. Esiste infatti il rischio che l’esito sia una valutazione “fotografica” che metta a fuoco prevalentemente le inadeguatezze, senza ricondurle al danno da maltrattamento. È necessario attuare programmi di valutazione dei maltrattanti, compresa la valutazione della pericolosi- tà-letalità, del rischio di recidiva e della recuperabilità delle competenze genitoriali, senza mai prescindere dalla capacità di assunzione di responsabilità e di riconoscimento del danno inflitto. C.1 RACCOMANDAZIONI Gli operatori devono avvalersi di strumenti evidence-based per la valutazione del trauma da violenza assistita e del trauma specifico dei bambini che hanno assistito all’omicidio delle proprie madri. Gli operatori devono avvalersi di strumenti evidence-based per la valutazione della pericolosità e del rischio di recidiva. È necessario integrare le informazioni raccolte dagli operatori dei diversi servizi, al fine di evitare va- lutazioni frammentate. Nella fase di valutazione gli operatori devono essere in grado di riconoscere i propri meccanismi di difesa, che potrebbero indurre a minimizzare o normalizzare la lettura della violenza di genere. D. TRATTAMENTO È un percorso inserito nella cornice protettiva e valutativa sopra descritta, che ne costituisce non tanto la premessa quanto il primo passo indispensabile, anche al fine di verificare le possibili evoluzioni e le risorse che possono attivarsi. Assistere alla violenza del padre nei confronti della madre non solo crea confusione nel mondo interiore dei bambini su ciò che è affetto, intimità, violenza, ma va anche a minare il cuore delle relazioni primarie e quindi lo sviluppo di un attaccamento sicuro. I bambini vittime di violenza assistita necessitano di tempestivi interventi riparativi mirati/specialistici a livello individuale e della relazione madre-bambino, che saranno autorizzati dall’Autorità Giudiziaria nei casi il padre che ha agito violenza negherà il consenso necessario ad attivarli, così come previsto dalla legislazione vigente. Il trattamento dei bambini vittime di VA. deve avere caratteristiche di specificità adeguate agli effetti deri- vanti da questo tipo di trauma, nelle sue diverse declinazioni. Nello stesso tempo è di fondamentale importanza la cura degli esiti post traumatici nella madre, al fine della riparazione della relazione madre-bambino. Il miglioramento della genitorialità del genitore autore di violenza è subordinato al suo progresso nell’af- frontare la violenza da lui agita contro la partner. Ciò significa che egli riconosca la violenza e la propria responsabilità nell’agirla, nonché comprenda le conseguenze che essa ha avuto e può avere, anche nel futuro, sui figli. Si lavorerà sulla riparazione della relazione padre- figlio, solo dopo la valutazione diagnostica e prognostica di entrambi e della loro relazione, tenendo conto, per quello che riguarda i tempi di attuazione, delle fasi del trattamento individuale (sia del/della bambino/a che del genitore), affinché il lavoro con la diade non sia causa di ulteriori danni per la/il figlia/o. D.1 ORFANI SPECIALI Nel caso degli “orfani speciali” lo stato traumatico e le conseguenze psicopatologiche che ne possono deri- vare sono particolarmente complessi. I bambini/adolescenti hanno perso entrambi i riferimenti genitoriali e spesso hanno assistito direttamente all’omicidio della madre o ne hanno visto il cadavere. Il trattamento deve assumere caratteristiche tali da rispondere alle necessità particolari del minore e deve comprendere i nuovi caregiver, a cui i bambini vengono affidati. È importante che il minore venga accompagnato dal terapeuta con continuità, e non solo nelle fasi iniziali, sia nell’elaborazione del trauma che nelle varie tappe, coordinando gli interventi con gli altri operatori. D.2 RACCOMANDAZIONI Nelle situazioni di violenza assistita, così come deve essere esclusa la mediazione familiare, si devono escludere come tipo di trattamento sia la terapia di coppia che la terapia familiare La terapia di coppia e la terapia familiare possono essere prese in considerazione solo su esplicita richiesta delle vittime, valutando se il loro stato psico-fisico ne permetta una fruizione utile per loro. Tali interventi (terapia di coppia, terapia familiare) sono subordinati comunque a percorsi trattamentali individuali del padre/partner violento, che abbiano dato risultati positivi rispetto al riconoscimento delle responsabilità personali e dei danni causati alla madre e ai bambini, nonché rispetto alla gestione delle emozioni e al controllo degli impulsi. E. PREVENZIONE, SENSIBILIZZAZIONE E FORMAZIONE Come per le altre forme di maltrattamento sulle/sui bambine/i e adolescenti appare prioritaria l’attivazio- ne di programmi di prevenzione, coordinando in maniera integrata le azioni di prevenzione per donne e bambine/i coinvolti nella violenza domestica. È necessario promuovere attività con i/le bambini/e, adolescenti e adulte/i in tema di educazione all’affet- tività, alla risoluzione pacifica dei conflitti, al rispetto delle differenze e alla parità di genere e a ruoli non stereotipati. Sono inoltre necessari programmi di formazione degli operatori di area medica e paramedica, psicolo- gica, sociale, educativa e giuridica rispetto al problema della violenza domestica e assistita, affinché si diffonda l’uso di strumenti d’intervento specifici e adeguati. E.1. PROGRAMMI DI SENSIBILIZZAZIONE Vanno adottati programmi di sensibilizzazione per contrastare: la frequente qualificazione delle situazioni di violenza di genere come “conflittualità familiare”, che induce a sottostimare il fenomeno della violenza assistita e non rende oggettive le evidenze, anche al fine di richiamare le istituzioni ad un maggiore e adeguato impegno nella programmazione dei servizi e nelle politiche di prevenzione e contrasto. il mancato riconoscimento della violenza assistita quale forma di maltrattamento sui figli e dei danni che su di essi produce la sottovalutazione della diffusione di atti violenti a danno di donne e minorenni all’interno della famiglia; la sottovalutazione della pericolosità delle situazioni nei termini di incolumità fisica o pericolo di vita e sottovalutazione del rischio di escalation rispetto alla gravità degli atti violenti; l’assenza di riconoscimento dell’inadeguatezza genitoriale paterna nei casi di violenza la scarsa conoscenza del fenomeno, degli indicatori di violenza domestica e delle altre forme di mal- trattamento spesso correlate, degli indicatori di letalità e delle corrette metodiche di rilevazione. i meccanismi di negazione, minimizzazione, razionalizzazione, stigmatizzazione verso la violenza in- trafamiliare, presenti a livello socio-culturale E.2 PROGRAMMI DI FORMAZIONE SPECIFICA DEGLI OPERATORI SU riconoscimento corretto delle situazioni di violenza di genere per non confonderle con la ”conflittua- lità familiare”e per evitare scelte operative la violenza domestica come fattore di rischio di maltrattamento fisico, abuso sessuale, trascuratezza sui figli; conoscenza degli effetti traumatici trasformativi della violenza cronica nelle vittime e del danno alla genitorialità nelle madri la gestione specifica dei casi di feminicidio, per intervenire in maniera adeguata sugli orfani speciali conoscenza delle caratteristiche relazionali e genitoriali degli aggressori domestici e delle loro diverse tipologie gli interventi da attuare ai fini delle corrette metodiche di rilevazione, protezione, valutazione e le conseguenze che possono derivare da interventi scorretti e non coordinati, anche dal punto di vista temporale. interventi complessi, coordinati fra le diverse agenzie del territorio (Tribunali, Forze dell’ordine, Servizi sociali e sanitari, Centri Antiviolenza, Centri di Tutela minori, Settore educativo), conseguenti ad una formazione interdisciplinare congiunta sulla specificità degli interventi che riguardano questa NOTE Convenzione di Istanbul – Preambolo: Riconoscendo che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere de jure e de facto è un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne; Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione; Riconoscendo la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e riconoscendo al- tresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini; […] Riconoscendo che i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenze all’interno della famiglia. Convenzione di Istanbul – Articolo 3 L’espressione “violenza nei confronti delle donne” intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata. L’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo famigliare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendente- mente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima. Convenzione di Istanbul – Articolo 26 – Protezione e supporto ai bambini testimoni di violenza Le Parti adottano le misure legislative e di ogni altro tipo necessarie per garantire che siano debitamente presi in considerazione, nell’ambito dei servizi di protezione e di supporto alle vittime, i diritti e i bisogni dei bambini testimoni di ogni forma di violenza rientrante nel campo di applicazione della presente Convenzione. Le misure adottate conformemente al presente articolo comprendono le consulenze psico-sociali adattate all’età dei bambini testimoni di ogni forma di violenza rientrante nel campo di applicazione della presente Convenzione e tengono debitamente conto dell’interesse superiore del minore C. Baldry, “Linee guida per gli Special Orfhans” ( 2016) Convenzione di Istanbul – Articolo 31 – Custodia dei figli, diritti di visita e sicurezza Le Parti adottano misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che, al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli, siano presi in considerazione gli episodi di violenza che rientrano nel campo di appli- cazione della presente Convenzione. Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che l’esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei Convenzione di Istanbul – Articolo 45 – Sanzioni e misure repressive Le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che i reati stabiliti conformemente alla presente Convenzione siano punibili con sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, che tengano conto della loro gravità. Tali sanzioni includono, se del caso, pene privative della libertà e che possono comportare l’estradizione. 2 . Le Parti possono adottare altre misure nei confronti degli autori dei reati, quali: – il monitoraggio, o la sorveglianza della persona condannata; – la privazione della potestà genitoriale, se l’interesse superiore del bambino, che può comprendere la sicurezza della vittima, non può essere garantito in nessun altro modo.
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INSPIRE
(559)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:52:29
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Progetti
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PROTOCOLLO D’INTESA AGIA-FIMP 2018
(452)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
2023-07-18 12:44:28
PROTOCOLLO D’INTESA TRA L’AUTORITÀ GARANTE PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA E LA FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI PEDIATRI PER “PROMOZIONE DI UNA RETE PEDIATRICA CONTRO IL MALTRATTAMENTO E L’ABUSO NEI CONFRONTI DELL’INFANZIA” Il presente PROTOCOLLO D’INTESA viene sottoscritto tra l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA) rappresentata dalla Garante Dott.ssa Filomena ALBANO, e la Federazione Italiana Medici Pediatri (F.I.M.P) rappresentato dal Presidente, Dott. Paolo Biasci PREMESSE VISTO l’art. 32 della Costituzione italiana “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” VISTA la legge 27 maggio 1991, n. 176, con la quale il Parlamento italiano ha dato esecuzione nel nostro Ordinamento alla Convenzione sui diritti del fanciullo, adottata in seno alle Nazioni Unite il 20 novembre 1989; VISTA la Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei minori, fatta a Strasburgo il 25 gennaio 1996 e resa esecutiva dalla legge 20 marzo 2003, n. 77; VISTA la legge 12 luglio 2011, n. 112, “Istituzione dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza”, in particolare l’Art. 1. <<Al fine di assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi delle persone di minore età, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, con particolare riferimento alla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991, n. 176, di seguito denominata: «Convenzione di New York» (…)>>; VISTO in particolare, l’articolo 3, comma 1, lettera e) della legge istitutiva che attribuisce all’Autorità garante il compito di verificare che alle persone di minore età siano garantite pari opportunità nell’accesso alle cure e nell’esercizio del loro diritto alla salute e pari opportunità nell’accesso all’istruzione anche durante la degenza e nei periodi di cura; VISTO altresì, l’articolo 3, comma 1, lettera m) che attribuisce all’Autorità il compito di diffondere la conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, promuovendo a livello nazionale, in collaborazione con gli enti e con le istituzioni che si occupano di persone di minore età, iniziative per la sensibilizzazione e la diffusione della cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, finalizzata al riconoscimento dei minori come soggetti titolari di diritti; VISTO l’articolo 19 comma 1 della Convenzione ONU dei diritti del fanciullo che attribuisce agli Stati membri il compito di adottare ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all’uno o all’altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento. VISTO l’articolo 39 della Convenzione ONU dei diritti del fanciullo secondo cui gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti (…); VISTA la Convenzione di Lanzarote approvata con la legge 1 ottobre 2012, n. 172, di ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa del 2007 per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso; VISTA la Strategia del Consiglio d’Europa per i diritti del fanciullo per gli anni 2016-2021; PREMESSO CHE L’AUTORITÀ GARANTE PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA: è stata istituita nel 2011, quale Autorità indipendente di garanzia, con il compito di dare attuazione alla Convenzione di New York e alle altre norme internazionali ed europee finalizzate alla promozione e alla tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; nell’ambito delle proprie attività istituzionali contempla quelle relative alla promozione e tutela dei diritti delle persone di minore età ed ha il compito di porre in essere interventi volti a garantire la sana crescita psico-fisico dei bambini e degli adolescenti, nonché lo sviluppo della loro personalità in tutte le potenzialità; promuove iniziative volte al benessere delle persone di minore età; segnala al Governo, alle Regioni o agli Enti locali e territoriali interessati, negli ambiti di rispettiva competenza, tutte le iniziative opportune, per assicurare la piena promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; diffonde prassi e protocolli di intesa elaborati dalle Amministrazioni dello stato, dagli enti locali e territoriali, dagli ordini professionali o dalle Amministrazioni delegate allo svolgimento delle attività socio-assistenziali, che abbiano per oggetto i diritti delle persone di minore età; grazie alla sua posizione di terzietà e indipendenza, porta uno sguardo d’insieme sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza ed esprime con obiettività valutazioni nel rispetto del principio del superiore interesse delle persone di minore età. LA FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI PEDIATRI È una federazione libera, autonoma, apartitica e persegue i seguenti scopi: la tutela professionale, morale, giuridica, economica, previdenziale ed assistenziale dei suoi aderenti; la stipula di Accordi Collettivi Nazionali, Regionali ed Aziendali con il Servizio Sanitario o comunque accordi pubblici o privati rivolti alla tutela della salute del bambino e dell’adolescente e la cura della loro applicazione; il confronto con tutte le parti politiche e sociali al fine di migliorare l’organizzazione sanitaria in Italia per quanto attiene alla tutela dell’infanzia e dell’età evolutiva; la promozione, il sostegno e l’organizzazione di attività di aggiornamento e/o formazione e di tutte le iniziative scientifiche e culturali tendenti ad una sempre maggiore qualificazione dei medici specialisti in pediatria; la promozione, il sostegno, l’organizzazione e la esecuzione di attività di ricerca e di sperimentazione; la valorizzazione del ruolo e della professionalità del Pediatra di Famiglia all’interno dell’area funzionale pediatrica, collaborando a tal fine con organizzazioni professionali, sociali, scientifiche e sanitarie nazionali ed internazionali, con enti e istituzioni pubbliche e private e con l’Università; l’incentivazione di attività nel campo medico, culturale e sociale diretta a favorire l’educazione morale e civile delle coscienze per la tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino, anche attraverso la promozione di incontri, dibattiti e convegni, organizzando mostre, riunioni e favorendo la creazione di gruppi di volontariato; la promozione di attività scientifiche, incontri, dibattiti e altre attività di ricerca finalizzate alla maggiore educazione alla salute, promozione di corretti stili di vita e in particolare alla promozione e alla diffusione dell’allattamento al seno. TUTTO CIÒ PREMESSO LE PARTI CONVENGONO QUANTO SEGUE ARTICOLO 1 (OGGETTO) Con il presente Protocollo d’Intesa le Parti si impegnano, nel quadro delle rispettive competenze, a porre in essere forme di reciproca collaborazione, al fine di condurre in maniera condivisa e congiunta, azioni volte a conoscere, riconoscere, intervenire e proteggere i bambini contro l’abuso e il maltrattamento. Secondo l’OMS “per abuso all’infanzia e maltrattamento debbono intendersi tutte le forme di cattiva salute fisica e/o emozionale, abuso sessuale, trascuratezza o negligenza o sfruttamento commerciale o altro che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, per il suo sviluppo o per la sua dignità nell’ambito di una relazione caratterizzata da responsabilità, fiducia o potere”. ARTICOLO 2 (IMPEGNI DELLE PARTI) Le parti, nel pieno rispetto delle specifiche competenze, s’impegnano a individuare aree di collaborazione per la realizzazione di iniziative congiunte finalizzate a: diffondere la cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; promuovere congiuntamente interventi, iniziative, attività di studio e ricerca, nonché sensibilizzazione volte alla promozione della tutela psichica, fisica e sociale delle persone di minore età; promuovere rispetto agli interventi realizzati congiuntamente, attività di divulgazione scientifica e culturale, mediante convegni, tavole rotonde, giornate di studio, ovvero mediante forme di editoria (cartacea e digitale); promuovere la realizzazione di corsi di aggiornamento, perfezionamento, alta formazione, seminari, workshop, sia a distanza, in modalità e-learning, che in presenza, su tematiche di comune interesse; individuare azioni comuni, volte al miglioramento delle politiche per l’infanzia e per la famiglia; implementare una rete pediatrica nazionale contro il maltrattamento e l’abuso nei confronti dell’infanzia; promuovere e sostenere le rispettive azioni, quando coerenti con le finalità del presente protocollo d’intesa. ARTICOLO 3 (SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ) La F.I.M.P e l’Autorità garante si impegnano a sviluppare una serie di iniziative volte ad implementare una rete pediatrica nazionale contro il maltrattamento e l’abuso nei confronti dell’infanzia, nonché azioni correlate al suo corretto funzionamento. Si impegnano, inoltre, a diffondere le azioni previste dal presente protocollo d’intesa, anche al fine di fornire corrette indicazioni alla comunità pediatrica di procedure di intervento da adottare in caso di necessità. Al fine di elaborare una programmazione viene istituito un gruppo di lavoro composto da almeno due rappresentanti dell’Autorità garante e due della F.I.M.P. Le parti si impegnano a realizzare una raccolta sistematica dei dati emergenti dalle azioni realizzate alla condivisione e diffusione delle buone prassi emergenti. Tutte le informazioni ed i dati emersi sono di proprietà delle parti e possono essere diffusi solo con il loro consenso condiviso. È prevista la redazione di una mappatura delle Istituzioni e dei Servizi coinvolti nel contrasto al maltrattamento e all’abuso delle persone di minore età, nonché un report finale. ARTICOLO 4 (LOGHI) Le iniziative realizzate ai sensi del presente Protocollo portano in intestazione i loghi e le denominazioni di entrambe le parti coinvolte. ARTICOLO 5 (DURATA) Il presente Protocollo d’intesa si intende perfezionato con la sottoscrizione di entrambe le Parti, ha durata biennale che decorrono dalla data di sottoscrizione dell’atto. ARTICOLO 6 (MODIFICHE E INTEGRAZIONI) Eventuali modifiche e/o integrazioni al presente protocollo d’intesa dovranno essere concordate per iscritto e non potranno comunque comportare ulteriori oneri a carico delle rispettive parti. Letto, approvato e sottoscritto. Roma, lì Federazione Italiana Medici Pediatri Autorità Garante per l’Infanzia l’Adolescenza Il Presidente La Garante Paolo Biasci Filomena Albano PROTOCOLLO D’INTESA AGIA-FIMP 2018
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PROTOCOLLO D’INTESA AGIA-FIMP 2018
(452)
Assistenza
(Abuso e maltrattamento)
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